Belvedere affonda le sue radici nella travagliata epoca delle lotte tra Guelfi e Ghibellini. Per più di un secolo un ramo della potente famiglia Mozzi, banchieri ricchissimi che ebbero la gestione della Tesoreria Pontificia, mantenne la proprietà. Governatori delle terre di una delle ultime colline che dal Poggio di Firenze degradano sull’Arno, dominavano da posizione strategica e defilata la confluenza tra quest l’ ultimo e la Sieve, il territorio di Pontassieve, e parte del Valdarno.
La proprietà passa nei secoli a Francesco Maria di Baccio del Garbo, Cavaliere dell’ordine di S. Stefano: un’antica casata con un ramo che si unisce ai medioevali Serzelli di Altomena.
Francesco Maria, nel 1653, fece arricchire la Villa, ricostruita sul vecchio castello di Volognano, con una raffinata cappella dedicata a S. Agata Vergine e Martire. Nell’oratorio di Belvedere si trova ancora oggi una teca in legno dorato e cristallo contenente il corpo di S. Perpetua, reliquia proveniente dalle catacombe romane di Priscilla, contornata da superbe decorazioni ed ex voto aggiunti in epoche più recenti dai contadini devoti alla Santa.
Nel 1803, estinta la famiglia di Baccio del Garbo, Belvedere – per legame parentale – torna nelle mani della famiglia Mozzi, discendenti del nucleo familiare dell’antico castello rignanese di fine duecento ed inizio trecento.
Questa potente ed antica casata ne rimase in possesso sino a poco oltre la metà del secolo scorso quando fu acquistata da Bruno Bargioni, la cui famiglia mantiene ad oggi la proprietà. Fu lui a reimpiantare gli antichi vigneti ed continuare la tradizione vitivinicola di Belvedere.
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